RECENSIONI

Avviene che la vera nascita artistica sortisca da are sacrificali insondabili di sofferenza interiore. Come se, per una specie di riscatto e di trascendente compensazione, la genialità e il progetto ricevessero in sorte una nuova linfa vitale.

Nel più emblematico dei dipinti, summa della propria produzione pittorica, Bianca Mardegan libera l'anima e il pennello con un atto di redenzione. Trasmette la sua nuova spiritualità senza ostentazione, ancorchè magicamente penetrante e suggestiva, con il dono della riservatezza e del sussurro. Il segno eccede la tecnica, vivifica l'orditura guidato da una mano con un' impronta parimenti consolatoria e ribelle.

La fredda purezza del colore, con la sua vibrazione alata, esplicita senza remissività il tema di una nobile accettazione dell'allontanamento, che l'autrice formula con il pensiero e sublima con il cuore. Laddove quattro macchie rosse consanguinee conducono sentimentalmente nella direzione opposta.

Davanti al Volo di gabbiani si respira la forza e la valenza di un coraggioso messaggio universale. Il lavoro indica la strada del pareggiamento di ogni perdita umana attraverso la ricordanza, per mitigare il tormento e per dividere gli affetti con chi è rimasto afflitto.

L'insegnante, oltre la pittrice, comunica l'opera perché diventi paradigma educativo. Assistiamo alla sua crescita professionale, a una fase matura che si precisa intellettualmente, a un linguaggio che attinge da altre espressioni originali, in primis la musica. Si avverte nel mestiere dell'artista un'ispirazione armonica. La si coglie attraverso la lettura delle variazioni tonali nell'uso cromatico assurte a forma, che sottendono passaggi temporali e spazi d'intimo dinamismo. Prerogative esemplari proprio dell'arte astratta per eccellenza.

Tinte e figure, così come i suoni, svelano nelle recenti elaborazioni un valore tangibile, una congeniale esternazione di esigenze e di riflessioni personali. Stesure di colore, come fossero delle note sonore, svolgono nel simulacro dell'oggetto una sintesi mirabile di verità e sogno catturando la coscienza dello spettatore.

Non è un caso se in altri componimenti, come in Ballerina al Chiaro di Luna, aleggiano effigi femminili pancroniche, con movenze di una danza ritmata e lustrale, astrazioni oniriche oltre lo strapotere della ragione e della realtà. Oppure se con l'effetto di un caleidoscopio, nel quadro Mattino, esplode una fantasmagoria di figurazioni piriche tonanti, con la successione e la vivacità di un impasto sinfonico.

E' la prova di un illuminante percorso introspettivo, anche di un'esplorazione nel fondo di antichi miti. Nel passaggio dentro l'ego arcano e dal millenario pozzo mistico ricevuto in eredità esalano intuizioni e improvvisazioni. Sussulti emotivi si precisano con il susseguirsi precipitoso delle immagini frammentarie di un'esistenza nostalgica, pure contrastante ed enigmatica. In bilico eterno tra l'incertezza del tutto e la consapevolezza del vivere. Che il puntuale governo del gesto creativo provvede a restituire sulla tela, con la connotazione di una sorprendente e preziosa opera di naturale tessitura.

Bruno Pasetto scrittore


Di luce e di vento

Cieli pervasi da sciabolate di colore e di luce, edifici e paesaggi franti, scomposti e poi assemblati, caratterizzano l'ultima produzione di Bianca Mardegan. Armonie piacevolmente astratte guidano alla visione di mondi perennemente tesi tra realtà e immaginazione, materia e incanto. La leggerezza dei trapassi chiaroscurali e le delicate vibrazioni tonali sono all'origine di quell'armonia sospesa che emerge in superficie.
Il desiderio di evasione e di superamento del limite, oltre lo spazio fisico della tela, si avverte nel gioco delle linee prevalentemente ascendenti e proiettate in un fuori, verso un altrove sempre sottilmente invocato ed atteso. Voli di gabbiani, rami di alberi tesi,vele spiegate, archi ogivali, occhi di luna e di perla, accompagnano il nostro sguardo a cercare una dimensione non finita, lontana dal visibile e dai fenomeni apparenti. Cattedrale rosada è un'opera che magicamente contiene e riassume la bellezza dei luoghi dello spirito gotico e delle vetrate iridescenti, attraversate da bagliori luminosi e intermittenze di sole (quelle vetrate che si ritenevano terapeutiche per la luce salvifica di cui erano portatrici).
In generale, le opere presentano una grammatica compositiva di matrice cubista, sicura nel gioco della disgregazione, esperta nelle rifrazioni e nei rimandi timbrici e ci restituisce un universo variegato di impressioni e sensazioni nel quale emergono, quasi contrapposte, accensioni vitalissime di arancio-rosso e modulazioni pacate azzurro-blu. Tensioni cromatiche, queste, che incontriamo più volte, in altri soggetti, a ribadire, forse, il ritmo della presenza e dell'assenza, del pieno e del vuoto, dell'energia e della quiete. Ci pare che la pittrice insegua un movimento di sistole e diastole, di concentrazione e di abbandono, movimento enfatizzato dall'andamento dei piani spezzati e incastonati, felicemente esaltati da diagonali, spesso battute da un invisibile vento a cui però ogni forma resiste.
Anche nelle soluzioni più astratte come in Mattinata (da "Mattinata"di Leoncavallo) non viene meno l'esaltazione cromatica libera e fluttuante, sapiente nell'esercizio calibrato delle screziature e dei tocchi repentini che inseguono emozioni quasi palpabili. L'elemento naturalistico è il punto di partenza di una poetica interiore ricca e profonda, di un lirismo lontano dalla figurazione, carico di risonanze metafisiche e vicine ai maestri veneziani del secondo Novecento, in primis Armando Pizzinato.
Per la nostra autrice, segno e colore assumono una valenza purificatrice mediante la quale il vissuto visivo viene trasfigurato in un linguaggio personale denso di rivelazioni e significati spirituali. A noi spettatori attenti che guardiamo le sue opere, il compito di cogliere nell'epifania delle mappe lineari e nell'orchestrazione dei pigmenti, la ricchezza di un lessico personale che affascina e agisce come un sismografo dell'anima, al fine di suggerire costellazioni di senso sempre nuove e profonde.

Lorena Gava
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